Perché la conquista di un domani migliore non riesce a diventare una visione comune per cambiare lo stato delle cose?
Perché ancora oggi parliamo di temi come la disabilità, diversamente abili, autismo, emarginazione, terza età, invece di parlare di benessere comune, salute, uguaglianza, solidarietà?
Perché la motivazione spesso deriva dai risultati e non dallo scopo?
Come mai nell'era della relazioni, le persone sono sempre più sole, non chiedono aiuto, o meglio non condividono le loro fragilità?
Che cosa significa avere successo?
Che cosa significa fallire?
Perché la parola fallimento è un tabù come la parola sesso nelle scuole negli anni 70/80?
Questa è l'epoca dei diritti, dove le persone scendono in piazza per i propri diritti ....
Mi piacerebbe poter vivere anche l'epoca del dovere:
Abbiamo il dovere di :
Come ogni uomo anche Marchionne divideva la pubblica opinione.
Queste sono alcune frasi che ci ha lasciato in eredità che è difficile non condividere:
L'Italia è un Paese che deve imparare a volersi bene, deve riconquistare un senso di nazione.
La prospettiva con cui ci si deve muovere non può essere quella assistenziale. La cultura dell'assistenzialismo produce dipendenza e spegne lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.
«Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa facciate duri una vita intera o perfino più a lungo».
«La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste».
«I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team».
«Il diritto a guidare l’azienda è un privilegio e come tale è concesso soltanto a coloro che hanno dimostrato o dimostrano il potenziale a essere leader e che producono risultati concreti di prestazioni di business».